Attività / Storia

GELINDO: UN BABBO NATALE PIEMONTESE FRA TRADIZIONE E MITO

Luca Mombellardo

«Bona sira cari siuri, andiamo a presentare una stupenda storia dove del Gilindu ancor si fa memoria: pastor del Monferrato, con imperiale editto d’andare in Palestina gli venne un dì prescritto». Inizia così la storia di Gelindo, una figura che avvolge il panorama della cultura popolare piemontese e la lega alla fede cristiana. Se a Bari possono vantare San Nicola, quel San Nicolaus così simile al Santa Claus americano, il Piemonte ha un Babbo Natale tutto suo: Gelindo, il pastore monferrino che aiutò Giuseppe e Maria a trovare riparo nella stalla a Betlemme. Per generazioni la storia di Gelindo è stata raccontata, continuando una tradizione che affonda le sue origini nel Medioevo: rivolgersi direttamente a Dio era troppo per la gente di campagna, che preferiva rivolgere le proprie preghiere semplici (un raccolto abbondante, ritrovare un arnese) a qualcuno di più vicino, più umile. Nascono così i santi e nasce così Gelindo, invocato come pastore fra i pastori, semplice fra i semplici. La storia è così famosa che nel Seicento nascono le prime rappresentazioni: Gelindo è un pastore che deve partire dal Monferrato e raggiungere Betlemme per il censimento; la sua partenza però è continuamente ostacolata da situazioni comiche: il pastore vorrebbe partire per il suo viaggio ma ogni volta o dimentica qualcosa o torna indietro per fare raccomandazioni alla moglie. A un certo punto, dopo una serie di peripezie, finalmente riesce a partire per raggiungere Betlemme; nella città incontra Giuseppe e Maria e li aiuta a cercare una sistemazione per la notte. Quando però vede la Cometa, capisce subito che Maria non era una donna qualsiasi e decide di tornare indietro per vedere il bambino e portare dei doni. Gelindo è un pastore con una lunga barba bianca e un cappello verde decorato con campanelli che tintinnano delicatamente mentre si muove. La sua immagine è arricchita da dettagli che richiamano la cultura piemontese, come piccoli fusi e rocchetti. La notte della vigilia di Natale si narra che attraversi le valli e i villaggi piemontesi per portare doni e auguri di prosperità a tutti, proprio come fece con Gesù Bambino. Il nome stesso di Gelindo è diventato nel detto popolare l’arrivo del Natale: «a ven Gilind» in dialetto piemontese annuncia la prima neve di dicembre, quando cade prima di Natale.