Attività / Cucina

DAL FIORE AL BARATTOLO, ALLA SCOPERTA DELLE API E DEL MIELE

Con l’azienda del Mieloccio di Villa San Secondo, in un viaggio tra profumi e sapori, raccontiamo come avviene la produzione del “nettare degli dei”

Marta Martiner

MIELOCCIO

La vita nell’alveare, la raccolta del nettare da parte delle “bottinatrici”, il trasporto dei melari in azienda, la smielatura, fino ad ottenere il miele, straordinario prodotto del lavoro delle api che rappresenta uno scrigno di gusti e profumi, in suggestivi colori dall’oro ai toni ambrati. Il mondo delle api, insetti di fondamentale importanza per la salvaguardia dell’ecosistema, alle quali dobbiamo l’impollinazione dei fiori necessaria per la produzione alimentare, è ricco di aspetti di grande fascino: si tratta di una società complessa, molto laboriosa e organizzata gerarchicamente. All’interno di un alveare possono vivere da 20 mila a 90 mila api: durante il periodo invernale le api sono per lo più impegnate a mantenere al caldo la regina, racchiudendosi intorno a lei, e i loro movimenti nell’alveare sono minimi, rivolti esclusivamente a recuperare il cibo; ma già nei mesi di gennaio e febbraio iniziano ad uscire, alla ricerca di polline e nettare. Ma come avviene la produzione del miele? Il primo passo è la raccolta del nettare (o della melata) da parte delle api: «Il sapore e il colore del miele dipenderà dal luogo in cui le api andranno a “bottinare”, a raccogliere cioè il nettare, che verrà poi portato nell’alveare, già trasformato in miele: qui verrà depositato, all’interno di cellette, ricoperte poi dalla cera prodotta dalle api (opercolatura), che ha la funzione di conservazione del miele», spiegano all’azienda Ferrero Elsa di Villa San Secondo, che in molti conoscono con il nome di uno dei suoi prodotti di eccellenza, il Mieloccio, un gustoso accostamento di miele e nocciole, trasformato in crema spalmabile. «Il miele raccolto per il consumo alimentare non è quello del “nido”, la parte all’interno dell’arnia in cui vivono le api, necessario al sostentamento della famiglia; il miele che viene raccolto dall’apicoltore si trova nel melario, posizionato nella parte superiore dell’arnia e costituito da cassette in legno con telaini, contenenti cera in cui le api andranno a immagazzinare il miele prodotto in eccedenza al loro fabbisogno – spiega Elsa Ferrero, titolare dell’azienda nata dalla passione per le api del figlio – Inizialmente il miele è molto liquido e attraverso il calore e la ventilazione creata dallo sbattere delle ali delle api si asciugherà e diventerà più denso». Una volta che il melario sarà pieno, con il refrattometro (una sorta di piccolo cannocchiale) l’apicoltore controllerà la percentuale di umidità, per stabilire se è giunto il momento della raccolta del miele. Ma ci si baserà anche sui tipi di fioritura, distinguendo tra miele monofloreale (acacia, castagno, tarassaco, tiglio e ciliegio) e multifloreale (millefiori, primaverile, estivo e di alta montagna). Il melario viene quindi trasportato in azienda e si procederà ad estrarre ogni telaino, si asporterà la cera che sigilla le cellette e si introdurranno i telaini nello smielatore, dove, per forza centrifuga, il miele colerà verso il basso. Attraverso un rubinetto verrà raccolto in contenitori e posto nel maturatore in acciaio inox, su cui è posizionato un doppio sistema di filtraggio. Trascorso un periodo che va dai 30 ai 60 giorni si potrà riporre il miele in vasi più o meno grandi. Le tempistiche dipendono dalle tipologie di miele: ciliegio e tarassaco cristallizzano velocemente e occorrerà dunque ridurre i tempi. Proprio la cristallizzazione del miele è un aspetto su cui spesso si hanno convinzioni errate: «Si tratta di un processo naturale del miele, semplicemente dovuto alla presenza di cristalli di zucchero (maggior concentrazione di glucosio anziché di fruttosio) – spiegano all’azienda – Ad esempio il miele d’acacia non cristallizza, per la più alta presenza di fruttosio; mentre il miele di ciliegio cristallizza». All’azienda Ferrero Elsa si producono il millefiori primaverile, miele di ciliegio o tarassaco, miele di acacia, tiglio, castagno ed anche il miele di ailanto, pianta altamente infestante originaria dell’Est da
cui però si ottiene un miele particolare dal sapore fruttato, con sentori di pesca o uva Moscato. E a far sfoggio di sé, nella produzione dell’azienda di Villa San Secondo, c’è
il Mieloccio, una crema spalmabile a base di miele e nocciola tonda gentile del Piemonte, priva di burro e cioccolato, ideale anche per chi soffre di intolleranze alimentari. Ideale da spalmare sul pane o le fette biscottate per una merenda o colazione o per arricchire bugie e crêpes, si accompa gna ottimamente anche con i formaggi e può essere impiegata in cucina, in abbinamento alle carni, ad esempio; ma può anche semplicemente addolcire il caffè. Il miele è disponibile nei tradizionali barattoli da un chilogrammo, 500 o 250
grammi, ma anche nei più piccoli da 100 e 40 grammi e in vasi dalle varie forme o “squeeze”; il Mieloccio è invece disponibile nei formati da 40, 100 e 220 grammi. Non mancano le possibilità di confezioni regalo, in cartone o iuta, per coinvolgere amici e familiari in un’esperienza di gusto alla scoperta di una produzione locale che spicca tra le eccellenze del territorio.
"INIZIALMENTE IL MIELE È MOLTO LIQUIDO E ATTRAVERSO IL CALORE E LA VENTILAZIONE CREATA DALLO SBATTERE DELLE ALI DELLE API SI ASCIUGHERÀ E DIVENTERÀ PIÙ DENSO"

MIELOCCIO
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